Dalla Russia con Furore

di Giuseppe Montemagno

 

Dalla Russia con furore. Saranno due componimenti concepiti nel grande “continente” russo a comporre la folgorante locandina del concerto che l’Orchestra sinfonica del Conservatorio “V. Bellini” di Catania propone, nel quadro del prestigioso cartellone della 49a stagione di concerti dell’Associazione Musicale Etnea. Diretta da Antonino Manuli, cornista di formazione, ma da anni apprezzato direttore anche sulle scene del Teatro Massimo Bellini di Catania, la compagine etnea propone infatti due lavori emblematici del primo Novecento russo, ricchi di straordinarie, evocative risonanze artistiche.

Si comincia con la Sinfonia n. 2 in mi minore, op. 27, di Sergej Rachmaninov. L’opera vede la luce a partire dall’autunno del 1906 in Germania, a Dresda, dove il musicista si ritira con la famiglia, durante il periodo estivo, per dedicarsi alla composizione, alla quale non può attendere durante il frenetico periodo in cui dirige al Teatro Bol’šoj di Mosca. La città lo attira per i numerosi stimoli culturali – alla Semperoper assiste a Salome di Strauss come alla Missa solemnis di Beethoven, al Tristan und Isolde di Wagner come alla Lustige Wiwe di Lehár, che lo diverte molto – e gli assicura il contesto migliore per comporre, sanando le ferite della precedente sinfonia, accolta con perplessità dal pubblico come dalla critica. Tenuta a battesimo al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo il 26 gennaio del 1908 – sul podio l’autore stesso – e dedicata a Sergej Taneev, maestro del compositore, la Seconda Sinfonia avrebbe vinto l’anno successivo i 1000 rubli del Premio Glinka, secondo classificato Aleksandr Skrjabin con il suo Poema dell’estasi. L’opera, che si inscrive nel solco del sinfonismo tardo-romantico di Čajkovskij, «cattura l’ascoltatore con la sua infinita ricchezza di contrasti – scrive un critico dell’epoca. Nel suo sviluppo tematico cambia i suoi colori come un camaleonte, e tuttavia rimane trasparente e coerente.» Articolata in quattro movimenti, è segnata da una struttura ciclica, che prende le mosse da un ‘motto’, una melodia di sette note – forse tratta da un canto liturgico ortodosso – che risuona sin dal Largo del primo movimento, enunciato inizialmente dai bassi ma destinato a diventare travolgente quando se ne appropriano gli archi. Pari rilevanza ha il celebre tema gregoriano del Dies iræ, utilizzato in svariate altre composizioni dal musicista russo, e che trascorre in tutti i moviementi della Sinfonia. Si segnala l’Adagio, posto in terza posizione sulla scorta del modello čajkovskijano, in cui il clarinetto espone una melodia di struggente, visionaria poesia, destinato a candidare l’opera tra le più alte del catalogo di Rachmaninov.

Ed è pienamente, perfettamente inquadrato nel suo tempo anche Aram Chačaturjan, che con il secondo dei tre Concerti per violino, composto nell’estate del 1940, vince l’anno successivo il Premio Stalin per le arti. L’Armenia natale costituisce lo sfondo di riferimento di uno dei brani più celebri della letteratura per violino, in cui si fondono melodie di inebriante vitalismo, alternate a oasi liriche di carattere più languido e introspettivo. È un lavoro cui l’autore attende «senza alcuno sforzo, tanto che le melodie affioravano in abbondanza e avevo a stento il tempo di rimetterle in ordine.» Articolato in tre movimenti, si apre con un energetico Allegro con fermezza, che cede il passo a un Andante sostenuto di andamento rapsodico e sognante, strutturato secondo la forma del rondò. L’Allegro vivace conclusivo è un tripudio di virtuosismo, nell’insistente ritorno della melodia affidata al violino solista. Eseguito per la prima volta a Mosca il 16 dicembre 1940, venne affidato al violino di David Ojstrach, che ne avrebbe fatto uno dei suoi cavalli di battaglia; nel 1970 venne anche trascritto per flauto, grazie all’intraprendenza del fiammeggiante Jean-Pierre Rampal.

Antonino Manuli direttore d’orchestra
Nato a Messina, si è diplomato in Corno al Conservatorio “A. Corelli” della sua città; successivamente ha vinto il concorso come cornista dell’Orchestra del Teatro Massimo Bellini di Catania. Contemporaneamente ha studiato composizione con Salvatore Chillemi e ha conseguito il diploma di Direzione d’orchestra col massimo dei voti all’Accademia pescarese sotto la guida di Donato Renzetti, di cui è stato assistente in molte occasioni. Ha così iniziato la sua carriera, che lo ha visto sul podio dell’Orchestra Filarmonica George Enescu, dell’Orchestra Filarmonica di Arad, dell’Orchestra Sinfonica dell’Università di Nuevo Leon in Mexico, dell’Orchestra Sinfonica di Bacau, dell’Orchestra Sinfonica dell’Aquila, della Plainfield Simphonic Orchestra, dell’Orchestra Sinfonica di Pescara, dell’Orchestra Cantelli di Milano, dell’Orchestra d’Archi di Firenze, dell’Orchestra dei Nuovi Cameristi Italiani, dell’Orchestra Sinfonica Siciliana di Palermo, dell’Orchestra di Catanzaro, dell’Orchestra Sinfonica di Sanremo e di quella del Bellini di Catania, oltra a diverse formazioni orchestrali in Italia e negli U.S.A.
Dal 1998 ha effettuato numerose repliche de L’Histoire du Soldat di Stravinskij con i solisti del Bellini di Catania in collaborazione col Piccolo Teatro. Nel 2002 è stato invitato al Festival pucciniano di Torre del Lago per dirigere Madama Butterfly; nel 2003, in occasione della tournée in Giappone del Teatro Massimo Bellini di Catania, è stato assistente di Donato Renzetti e ha diretto due recite della Bohème. Nel 2006 è sul podio del Bellini per il balletto Amleto, principe del sogno di Šostakovič, protagonista Carla Fracci, e per Sette storie per lasciare il mondo, opera per musica e film in prima mondiale, scritta da Roberto Andò e musicata da Marco Betta. Nell’ottobre del 2007 in Arizona ha diretto un concerto lirico-sinfonico che vedeva alla ribalta Dimitra Theodossiou, Nidia Palacios e Giorgio Casciarri. Subito dopo, sempre al Bellini di Catania, è stato assistente di Stefano Ranzani e ha diretto una recita di Tosca. Sempre al Bellini ha diretto: il balletto Don Quichotte di Ludwig Minkus, con il corpo di ballo del Théâtre de Tolulouse con la coreografia della celebre Nanette Glushak; nel 2011 tre recite di Cassandra di V. Gnecchi; nel 2012 il balletto Sinfonie in danza di Liliana Cosi e L’Italiana in Algeri; nel 2013 Stiffelio di G. Verdi, in prima esecuzione a Catania; nel 2014 inaugura la stagione lirica con Don Pasquale e successivamente Cavalleria rusticana e Pagliacci; nel 2015 La bohème di G. Puccini; nel 2017 Manon Lescaut.
È titolare della cattedra di Corno al Conservatorio “F. Cilea” di Reggio Calabria.

Veriko Tchumburidze violinista
Veriko Tchumburidze, giovane talento sempre più affermata sulla scena internazionale, è nata in una famiglia musicale georgiana ad Adana, nel sud della Turchia. Ha iniziato giovanissima a suonare il violino con la madre. Nel 2010 ha iniziato a studiare con Dora Schwarzberg all’Università di Musica e Arti dello Spettacolo di Vienna come studiosa del progetto Young Musicians on World Stages (YMWS by Pekinel sisters). Da quando ha vinto il Concorso di violino “Henryk Wieniawski” nel 2016, all’età di 20 anni, Tchumburidze ha costruito una reputazione internazionale come solista di grande fascino e ragguardevole musicista da camera. Nel 2012 ha vinto la medaglia d’oro al Concorso internazionale Čajkovskij per giovani musicisti di Montreux. Nel 2013, la principale rivista di musica classica turca, «Andante», l’ha nominata miglior musicista emergente del paese.
Si è esibita con la Borusan Istanbul Philharmonic Orchestra, Brandenburgisches Staatsorchester Frankfurt (Oder), Orchester Musikkollegium Winterthur, Cape Town Philharmonic Orchestra, Mariinsky Theatre Orchestra, Melbourne Symphony Orchestra (Sidney Myer Music Bowl), Lahti Symphony Orchestra e Sinfonia Varsovia, nonché con la Munich Chamber Orchestra e la Zurich Chamber Orchestra.
Ha collaborato con direttori come Łukasz Borowicz, Ruben Gazarian, Sascha Goetzel, Howard Griffiths, Gemma New, Michael Sanderling, Aziz Shoskakimov e Dima Slobodeniouk.
I suoi impegni in svariati festival hanno incluso il Festival di Pasqua di Beethoven, il Menuhin Festival Gstaad, il Festival Musicale Olympus, il Festival Rosendal e il Festival Schleswig-Holstein Musik, in cui si è esibita, tra gli altri, con Leif Ove Andsnes, Sol Gabetta, Nicholas Angelich, Lisa Batiashvili, Gérard Caussé, Clemens Hagen, Maxim Vengerov e Tabea Zimmermann.
In ambito cameristico è stata membro del Trio Arte (primo premio al Concorso internazionale di musica Pietro Argento a Gioia del Colle, Italia 2016). Dal 2016 Veriko Tchumburidze suona un violino di Giambattista Guadagnini, realizzato a Milano nel 1756 e generosamente prestato dalla Deutsche Stiftung Musikleben.



Easysoftonic